"Sei solo...?"
Da una semplice domanda - ma tu cammini solo? - non era immaginabile cosa ne sarebbe uscito.
Voltarsi lentamente ed incrociare un sorriso su due occhi luminosi, che ti abbracciano in un semplice gesto d'accoglienza.
E attorno a lei due altri cappelli identici, sotto i quali si nascondono anime inimmaginabili.
Rivederle il giorno dopo. Quasi per caso. Ritrovarsi per caso, anche se nulla nasce per caso.
Incontrarle, tra una birra e una grappa, tra le presentazioni d'obbligo ( ma tu che lavoro fai? Ma di dove sei? ... ma sei prete..!?!?) e le risate così spontanee da ricordarti come ti sentivi a 8 anni a giocare e scherzare con gli amici.
Camminare sul prato, umido della sera, illuminato da un cielo pieno di stelle e di altri elementi celesti che solo Santa Barbara riesce a snaturare e rendere impersonale con le sue descrizioni da dizionario illustrato Devoto-Oli,
Ridere di battute scontate, ma con innata serenità; condividere le proprie intime motivazioni, descrivere le proprie sensazioni, e accogliere a mano aperta le rivelazioni di 3 donne sconosciute fino a poche ore prima, ma che adesso ti consentono di provare pienamente cosa significa "affinità elettive".
Faticare a prendere sonno, perché il sorriso che nasce dal ricordo dei momenti appena vissuti, rallenta la notte e come caffeina ti sollecita a continuare a pensare.
E poi, vederle perdersi. Non nello spazio, ma nel tempo: non sulla strada, ma nel cammino; non nelle preoccupazioni, ma nelle emozioni.
Non sentire la strada e la fatica, non pensare al peso sulle spalle, ma solamente volerle raggiungere per vivere appieno quei pochi momenti che ancora restano prima del saluto.
Il bagno nel fiume, le foto di rito. L'odore di santità, la gioia, la vitalità.
La birra e le suore, le balle raccontate per allungare i momenti, le battute in romano, in pisano, in toscano, ed in trevisano.
E poi il saluto - maledetta suora che hai fretta di tornare nel tuo eremo.
Siamo come comete che vivono sfiorando costantemente l'orbita di tante altre: nella maggior parte dei vasi, lo sfregamento non ci toglie nulla, e non ci distoglie dalla nostra direzione.
A volte capita, come l'ho vissuta io, che le orbite sì fondono. E per questi brevi istanti le vite diventano una sintonia irripetibile, una armonia di suoni e percezioni, che i cuori battono all'unisono, i respiri si confondono e tutto diventa leggero.
E quando questo finisce, hai difficoltà a ripartire: la sensazione di aver lasciato qualcosa di incompiuto, la paura di aver chiuso una porta e non trovarne più la chiave, la gioia dell'aver visto sbocciare un fiore raro e non poterne più gioire della sua presenza e del suo profumo.
La prima notte poi, il sonno non arriva, il sorriso idiota non ti si toglie più dal viso, il ricordo dei sentieri persi e ritrovati ti culla e ti accompagna nel cuore della notte.
Ciao, mie mamm(ol)e.
Ciao dolci amiche di poche ore, lunghe ore, infiniti attimi, irripetibili emozioni.
Ciao, Barbara, Sonia, Chiara, dai soprannomi impronunciabili, nemmeno sussurabili.
Ciao camminanti. Ciao pensieri in libertà.
Ciao passo riflesso (...che poi... che vvo' di'..!?!.!)